LA PUBBLICITA' NON RENDE? CI PENSA MURDOCH
In tutto il mondo i giornali sono preda di una grave crisi di settore, dovuta al crollo della pubblicità ed alla drastica contrazione delle vendite, che costringe moltissime testate a dolorose ristrutturazioni. Negli Usa il quadro è drammatico anche per i giornali storici: il “Rocky Mountain News” di Denver ha chiuso, il “Chicago Tribune” è in amministrazione fallimentare, il “Seattle Post” e il “Christian Science Monitor” hanno abolito l’edizione cartacea ed esistono solo in rete, mentre il glorioso “Boston Globe” ha scongiurato per ora la chiusura solo grazie a un programma di tagli per 10 milioni di dollari concordato con il sindacato. Risulta evidente che gli introiti pubblicitari, da soli, non bastano a risollevare queste problematiche situazioni economiche, ma Rupert Murdoch, il magnate australiano capo di News Corporation e proprietario del “Times” di Londra e del “New York Post”, sembra avere chiara la soluzione: trovare altri elementi di business trasformando la free press di Internet in giornali a pagamento.
L’esperienza del "Wall Street Journal", il quotidiano finanziario che Murdoch ha acquistato nel 2007 e che si può leggere completamente online solo tramite abbonamento, è risultata molto positiva e può essere integrata con altri servizi dedicati. L’informazione a pagamento sarà più curata, più documentata e fatta da professionalità specializzate. In questo modo sarà anche possibile sfruttare maggiormente i cosiddetti “lettori mobili”, ovvero coloro che usano il BlackBerry o il cellulare per informarsi.
In Italia, uno dei pochi giornali ad offrire già servizi dedicati one to one o one to service è "Il Sole 24 Ore". “Il Sole 24 Ore” gestisce anche “Italia News”, consorzio di testate di cui cura la pubblicità: questo ha un sottosito di tipo federale, cioè aggiornato da più testate locali, che comunque, pur partecipando, mantengono il proprio normale sito d’appartenenza. Viene realizzato da un server che riporta le notizie locali più lette, le seleziona e le trasferisce nel contenitore nazionale per pubblicarle. Non c’è mediazione giornalistica, si tratta di una costruzione statistica fatta tramite appositi aggregatori, che però permette alle testate di risparmiare costi e persone, e permette all’utente di leggere un po’ di tutto senza doversi spostare da una pagina web all’altra. Se fosse trasformato in abbonamento sarebbe un altro metodo di guadagno.
Le possibilità e le idee sono molteplici, la sfida sarà ora quella di produrre contenuti informativi di alto livello, sui quali poter chiedere un compenso per il consumo, e di trovare utenti disposti a pagare per usufruirne.
L’esperienza del "Wall Street Journal", il quotidiano finanziario che Murdoch ha acquistato nel 2007 e che si può leggere completamente online solo tramite abbonamento, è risultata molto positiva e può essere integrata con altri servizi dedicati. L’informazione a pagamento sarà più curata, più documentata e fatta da professionalità specializzate. In questo modo sarà anche possibile sfruttare maggiormente i cosiddetti “lettori mobili”, ovvero coloro che usano il BlackBerry o il cellulare per informarsi.
In Italia, uno dei pochi giornali ad offrire già servizi dedicati one to one o one to service è "Il Sole 24 Ore". “Il Sole 24 Ore” gestisce anche “Italia News”, consorzio di testate di cui cura la pubblicità: questo ha un sottosito di tipo federale, cioè aggiornato da più testate locali, che comunque, pur partecipando, mantengono il proprio normale sito d’appartenenza. Viene realizzato da un server che riporta le notizie locali più lette, le seleziona e le trasferisce nel contenitore nazionale per pubblicarle. Non c’è mediazione giornalistica, si tratta di una costruzione statistica fatta tramite appositi aggregatori, che però permette alle testate di risparmiare costi e persone, e permette all’utente di leggere un po’ di tutto senza doversi spostare da una pagina web all’altra. Se fosse trasformato in abbonamento sarebbe un altro metodo di guadagno.
Le possibilità e le idee sono molteplici, la sfida sarà ora quella di produrre contenuti informativi di alto livello, sui quali poter chiedere un compenso per il consumo, e di trovare utenti disposti a pagare per usufruirne.
5 Commenti:
Ottime considerazioni Chiara, confermano l'autorevolezza e la pragmaticità del tuo blog, che non a caso seguo come "lettore fisso".
Volevo solo chiederti un'informazione: cosa si intende di preciso con "one to one" e "one to service"? Grazie...
I lettori mobili sono i mezzi d'informazione del futuro, e investire su quelli è senza dubbio una mossa vincente. Come al solito Murdoch non sbaglia un colpo!
Le idee effettivamente sono molteplici ma non credo che si uscirà dalla profonda crisi in cui sono impantanate le società di informazione con un semplice microportale su un blackberryr.
Ciò che è necessario è un cambiamento ancora più profondo nel modo in cui le persone intendono le notizie ed il mondo delle informazioni.
Una nuova istruzione insomma...
Ops, sorry errore mio, ci voleva una parentesi. Sono i servizi che mirano agli interessi e alle esigenze di ciascun utente e sono quindi personalizzati/personalizzabili.
Mmm.. che tipo di nuova istruzione?
Siamo già a 100 POST !! Confronta i tuoi articoli e quelli dei tuoi compagny di corso...
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