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domenica 14 giugno 2009

LOTTA ALLE INTERCETTAZIONI

vignetta intercettazioni
La Camera dei deputati ha approvato, con 318 sì e 224 no, il disegno di legge che limita l’uso delle intercettazioni telefoniche e ne limita la pubblicazione. Il provvedimento deve passare ora all’esame del Senato. Il testo, presentato da Alfano, stabilisce che i pm dovranno dimostrare la sussistenza di “evidenti indizi di colpevolezza” per ottenere l' autorizzazione ad intercettare, e le intercettazioni non saranno più pubblicabili fino all' inizio del processo. Nella fase delle indagini preliminari, tuttavia, potrà essere pubblicato il loro contenuto, dopo che le parti ne avranno preso conoscenza. Per i giornalisti che pubblicheranno conversazioni destinate alla distruzione è previsto il carcere da 6 mesi a 1 anno, trasformabile in sanzione pecuniaria. Intanto il Quirinale segue gli eventi con attenzione, come lascia intendere il presidente della Repubblica: «Mi riservo di esaminare il testo approvato, seguirò l’iter successivo e prenderò le decisioni che mi competono».


Molte le proteste. A chi ricorda al ministro Alfano lo sconforto dei magistrati e le preoccupazioni del procuratore antimafia Grasso, lui ribatte serafico che no, «Abbiamo istituito un doppio binario che lascia inalterate le potenzialità investigative dei bravi investigatori». Pierluigi Castagnetti, presidente Pd della giunta delle autorizzazioni, ha ribattuto: «Sbandierano il vessillo della sicurezza mentre spogliano le forze dell' ordine del più efficace strumento di indagine. Si ergono a paladini delle vittime mentre viene favorita la criminalità». Di Pietro torna a incalzare il capo dello Stato: «Si è consumato uno scempio, Napolitano almeno ora dovrebbe indignarsi».


Il presidente della Repubblica, tramite gli abituali canali diplomatici che fanno comunicare Quirinale e palazzo Chigi, ha fatto sapere che il decreto ha effettivamente gravi deficienze: un’evidente esagerazione il tetto di dieci anni, la lista dei reati tra cui non c’era la corruzione, il black out totale per la stampa (non si pubblica nulla, neppure per riassunto).


La lotta, fra chi parla di nuova censura e chi vuole tutelare la privacy, continua.

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